Tutto comincia il 28 maggio quando un gruppo di ecologisti si schiera contro l’abbattimento di 600 alberi a Gezi Park per far posto ad un centro commerciale.
La reazione violenta della polizia ha fatto scattare un movimento di indignazione in tutto il paese. In molte città i cittadini sono scesi in piazza contro la politica autoritaria del governo.
Sono tante le donne che sfidano i lacrimogeni con maschere e occhialini da piscina e che alla sera improvvisano un concerto con pentole e forchette :“ Stiamo perdendo le più elementari libertà, per fortuna i nostri figli ce l’hanno ricordato con la protesta di Geri Park” dichiara Elif che per festeggiare il compleanno della figlia ,in carcere dopo uno sgombero, si è seduta al centro di piazza TaKsim con una torta davanti.
Le molte donne della protesta, vogliono più parità un paese che rispetti la natura, mentre questo governo rovina le coste, le foreste gli spazi pubblici, devasta le bellezze di un paese amato nel mondo.
Desiderano vivere in uno stato laico e democratico, senza i divieti che in questi ultimi anni sono progressivamente aumentati., desiderano non essere disprezzate, non essere considerate cittadine di serie B perché in teoria le donne turche possono fare quello che fanno gli uomini.
E’ un popolo che si risveglia.
Nelle piazze ci sono persone di tutte le età, credenti, atei, gente di destra di sinistra, ragazze velate, nazionalisti. Tutti con un unico sogno: il cambiamento per un governo che ascolti e rispetti i suoi cittadini.